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MICHAEL ANASTASSIADES

Mar 2021
ANNA BATES
MICHAEL ANASTASSIADES

Quest’anno il designer presenta il suo primo prodotto per Molteni&C – il tavolo Half a Square. Siamo andati a fargli visita nel suo studio per saperne di più sul progetto.

In una strada di periferia a Camden, dietro un’autorimessa per veicoli industriali, regna un’energia tranquilla. Michael Anastassiades e il suo gruppo stanno per trasferirsi. La settimana prossima cominceranno a scavare nel seminterrato per far spazio a uno studio di modellistica, che consentirà all’attuale zona di lavoro di fungere da sala esposizione per la collezione di Anastassiades che non smette di crescere. È un momento cruciale per il designer, cipriota di nascita, che nel 2007 ha messo su la sua azienda di apparecchi per illuminazione proprio perché non credeva che i super marchi fossero disposti a investire nelle sue idee.

Strano allora che poco dopo aver costruito il suo marchio, Anastassiades si sia imbarcato in un rapporto decennale con il brand di impianti di illuminazione Flos, e quattro anni fa si sia dedicato alla progettazione di mobili e oggetti d’arredo, collaborando con aziende quali Herman Miller e Bang and Olufsen.

Dopo aver lanciato e progettato con successo prodotti per la sua azienda di design, come si è sentito a lavorare per altri marchi?


MA In un certo senso, in realtà, c’era più libertà. Libertà da tutte quelle sfide che dovevo affrontare come progettista, imprenditore e produttore, per di più dovendo fare tutto questo su scala ridotta. Flos ha un grande patrimonio di conoscenze; di colpo mi veniva offerta tutta quella competenza tecnica e il supporto, il che liberava energie a mia disposizione per affrontare altre sfide e spingere le cose fino all’estremo. E lo stesso è accaduto con Molteni&C.

Come si è concretizzata la sua collaborazione con Molteni&C?


MA Mi hanno dato carta bianca, e io ho risposto: “Ho questo tavolo, che cosa ne dite?”. È piaciuto subito. Ci hanno lavorato e nel giro di qualche settimana avevamo il primo prototipo. È stato tutto così veloce – fanno tutto internamente e, cosa incredibile, sanno perfettamente quello che possono realizzare dal punto di vista tecnico.

Può parlarci del suo progetto?


MA Si tratta di un tavolo di alluminio. Le gambe e le sezioni del telaio sono ricavate da estrusioni di triangolari fissate a incastro a formare una giunzione – un dettaglio molto bello che richiede una grande precisione nel realizzarlo. È prismatico, ma dato che tutte le sezioni sono triangolari, una volta montato sembra un cubo. Da qui il nome del tavolo: Half a Square. Ovviamente un triangolo non è altro che metà quadrato e il bello è che, dato che tutti gli elementi sono separati, si possono avere materiali e finiture diverse per le gambe e per il piano del tavolo: il che permette di giocare bene anche con il colore.

Gran parte del carattere di questo tavolo deriva dalla giunzione?


MA Sì, lavoro molto con la geometria. Se guardiamo tutte le sezioni di questo tavolo, notiamo che sono figure geometriche molto semplici, ma il modo in cui sono collegate tra loro e tenute insieme è molto complesso. E questo mi affascina. È come una magia – sembra quasi impossibile.

Per dar vita a questa “magia” ci vuole qualcuno bravo in matematica! Prima di studiare design ha studiato ingegneria all’Imperial College London. Tuttavia, ha spesso affermato di non utilizzare in alcun modo tutte queste competenze nel suo lavoro.


MA Mi sono allontanato più che potevo dall’ingegneria! Però, certamente, sotto sotto serpeggia.

In che modo la progettazione di mobili differisce dal lavoro nel settore dell’illuminazione?


MA Le luci sono un elemento complesso perché una lampada per l’80 per cento della sua vita è spenta – quindi deve fungere da scultura, come oggetto che occupa lo spazio intorno. Poi, quando è accesa, tutto cambia. Diventa un oggetto funzionale, ma anche lo spazio che occupa cambia fisicamente. I mobili sono qualcosa di più diretto. È diverso il coinvolgimento intellettuale con i mobili.

Qual è il suo approccio?


MA Faccio cose che vanno oltre il tempo. E questo non si realizza solo attraverso l’ingegnerizzazione, dipende anche dal modo in cui si sperimenta un mobile, dai materiali che si utilizzano. Per me conta soprattutto il concetto di equilibrio.

Che cosa intende per equilibrio?


MA Le cose devono essere in equilibrio – magari sono sospese in modo interessante o è come se fossero nell’aria, in attesa, come questo piano del tavolo che sembra quasi sospeso sopra le quattro gambe.

L’equilibrio è un interesse che va oltre gli oggetti? Guardando la sua serie di lampade mobili a sospensione, per esempio, non mi sorprende che lei sia stato un maestro di yoga!


MA Sì, direi che è una filosofia; nulla che si possa definire con chiarezza e identificare. Tuttavia, credo che nella vita ogni cosa che facciamo influenza il nostro modo di vedere il mondo, il modo di reagire al mondo che ci circonda – e quindi le cose che si creano.

Questa etica la aiuta a realizzare oggetti che lei percepisce come oltre il tempo? Anche questo è un concetto difficile da individuare e da definire.


MA Complessivamente credo di avere un approccio molto limitato alla progettazione di oggetti. Semplicemente ritengo eccessivo il continuo confronto con troppe informazioni, quindi cerco di sottrarre tutto il possibile da un oggetto per lasciare solo lo stretto necessario. Credo sia questo approccio a portare a progetti che vanno oltre il tempo.

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